sabato 26 novembre 2011

SPOSATI E SII SOTTOMESSA



Il mio incontro con questo libro è successo per caso; vagando nella rete, tra un blog ed un altro sono approdata in quello di Costanza Miriano e dopo la lettura di qualche suo post ho preso in mano il telefono di casa per ordinare alla mia libreria di fiducia “Sposati e sii sottomessa”.
Vi confesso che il solo ripetere il titolo al libraio mi ha messo in imbarazzo, ho pensato alla sua espressione dall’ altra parte del telefono ed al commento che avrà fatto tra sé e sé: “pazza questa, ma che roba legge?” Poi, vinto il pregiudizio ho atteso ben due giorni prima di potermi tuffare a capofitto in questa lettura che definirei stupefacente e destabilizzante allo stesso tempo: in un momento come quello che sto o, a questo punto stavo, attraversando con mio marito, in cui la cosa più semplice che mi riuscisse fare era il rinfacciamento per la sua poca collaborazione domestica eruttando come un vulcano ogni qualvolta malauguratamente mi passasse davanti, presa dallo sconforto e dalla certezza di essermi sposata con un ominide, mi si è aperto un varco e le parole di Costanza hanno cominciato a riempirmi di sensi di colpa smontando tutte le mie accuse contro “l’ imputato”.
Già, mi sono ritrovata a chiedermi se non fosse vero che noi donne dobbiamo sottometterci, ma nel senso di Costanza, nel senso di Gesù o della natura come ognuno di noi vuole vederla!!
Noi donne, per natura, siamo quelle che si “sottomettono” ponendosi alla base di un rapporto di coppia; in fondo sono loro che con senso materno accolgono l’ altro, educano, accettano vedendo il bene negli altri, riescono a supportare la famiglia come un giocoliere che riesce a far girare mille palle tra le mani senza farne cadere una!!
L’ autrice di questo libro, il cui titolo forse è anche stato pensato per provocare, ci spiega che la donna si ritrova dandosi, che le donne vedono il bene nelle situazioni anche quando bisogna spremersi gli occhi per trovarlo, che le donne devono sostenere la vita!

Dal canto mio non posso che condividere questo pensiero pensando che se noi, per natura, abbiamo quel qualcosa in più, di misterioso e di difficile definizione che ci rende così uniche, è giusto tirarlo fuori sopperendo dove l’ altro non arriva; uomo e donna sono diversi, allora perché volerci mettere alla pari a tutti i costi?
 Con il femminismo la donna si è emancipata ma io credo che per molti aspetti si sia proprio persa!
Una perdita di identità, di possibilità, una perdita che ha coinvolto anche l’ altra sponda, l’altro sesso, quegli uomini che forse molto spesso, dentro e fuori la famiglia, si trovano a fare i conti con un ruolo vacillante che li destabilizza; ed allora, al bando la sottomissione fisica, al bando la repressione, la violenza sulle donne, ma se la dovessi dire con un appello sarebbe questo: “smettiamo di lamentarci, smettiamo di atteggiarci da donne che tutto possono e tutto fanno meno che dedicarsi a figli e famiglia perché questo non è più di moda, smettiamo di sentirci svilite dall’ accudimento dei nostri bambini, smettiamo di lamentarci e cominciamo ad essere disposte a rinunciare alle nostre tanto ambite libertà in cambio di una condizione che poi spesso ci si ritorce contro come la mancata possibilità di crescere i nostri figli, il conto da fare tra carriera e maternità, con i conseguenti rimorsi a posteriori per non aver potuto crescere i nostri figli! Teniamoci strette il nostro essere materne e accoglienti e doniamo ai figli e ai mariti quel caldo abbraccio rassicurante che solo a noi la natura, o Dio (credete in ciò che volete, io nel secondo ) ci ha donato”.
In questo credo di farmi portavoce del messaggio di Costanza che tra le altre cose mi ha fatto riflettere sulla mia condotta di vita: d’accordo, io, è inutile dirlo, faccio dieci cose contemporaneamente mentre mio marito per farne una pretende anche che io gli scriva un post-it come promemoria, dalla notte del travaglio non credo di aver mai più dormito una notte intera con entrambi gli occhi chiusi mentre mio marito dormiva anche quando il pargolo strillava come un’ aquila, lui può permettersi black-out mentali che a me non sono permessi nemmeno se ho la febbre a quaranta perché anche in quel caso devo rimanere vigile e dare le dritte almeno per far sì che mio figlio non si ritrovi ad andare alla materna in pigiama; dovrò forse contare fino a dieci prima di rispondere all’ ominide ciò che vorrei all’ interno dei suoi più disparati discorsi blateranti, ma tutto questo alla fin fine mi porta solo ad una conclusione: se non sono io a fare tutto questo, che ne ho le capacità, chi lo dovrebbe fare? L’uomo? Nel caso specifico mio marito?
Tutto sommato anche lui dona alla famiglia tante cose che proprio io non potrei o non saprei fare, fuori dalla mia portata psico-fisica e anche lui avrebbe da rinfacciarmi un bel po’ di cose e sono veramente stressante quando lo voglio ma è qui, al mio fianco ed insieme, tra alti e bassi, ognuno con le proprie forze ed i propri limiti siamo una famiglia, quel dono prezioso che forse, se ognuno stesse al proprio posto, molto spesso non andrebbe perso!!

4 commenti:

  1. Mi trovo d'accordo con te per moltissimi aspetti, che non può esserci parità dei sessi per esempio, è un'utopia. Ognuno ha il suo ruolo, ognuno fa quello per cui è portato e così siamo contenti tutti (il mio prof di filosofia lo ripeteva sempre: libertà è volere il proprio dovere; e quante volte mi rimbomba questa frase in testa, quante volte ho constatato la sua veridicità).

    Detto questo io sono tra le super fortunate che hanno un marito che aiuta sempre e a fare tutto. Se io cucino, lui sistema la cucina, se tolgo la polvere lui passa il panno: abbiamo trovato un equilibrio nel dividerci le faccende in modo che, quando si lavora, lo si fa insieme, e quando ci si svacca sul divano lo si fa ancora insieme, perchè altrimenti si godrebbe la metà;). Io penso che questo sia frutto della sua indipendenza precoce e del fatto di essere insieme da quando eravamo adolescenti, ci siamo amalgamati l'una all'altro, cercando i nostri equilibri insieme.

    Mi è piaciuto il post, non mi piace tantissimo il verbo essere "sottomessa": non è una sottomissione, è l'accettazione dei ruoli, non imposti, ma scelti, in condivisione. No:)?

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  2. Cara Bruna,
    condivido la tua condizione e mi trovi d’accordo nel dire che “sottomessa” non è una bella parola ma credo che nel libro sia stato in parte provocatorio ed in parte spiegato all’interno del testo, infatti l’ autrice intende mettersi alla base di un rapporto e non rendersi “zerbino” o schiava di un marito!!
    Questo non lo condividerei nemmeno io!!
    Grazie per avermi lasciato la tua opinione e per essere una mia “Follower”, mi fa un immenso piacere!!

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  3. Sono un maschio (occhio ai commenti! :( ) e le giuro che quel libro mi ha fatto apprezzare ancor di più mia moglie ("sottomessa" da più di trent'anni!). Secondo me è la base di un nuovo e vero femminismo, un femminismo che valorizza la donna e non la contrappone al maschio ma lo integra e lo completa!
    Ho avuto il piacere di conoscere la dott.ssa Miriano che oltre ad essere una scrittrice stupenda è stupenda anche come persona! Provate a seguirla sul suo blog...

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  4. @ anonimo: Costanza l’ho “conosciuta” tramite Fb, le ho scritto e mi ha risposto come se fossi un sua amica!!! Il suo libro ed il suo blog sono per me illuminanti, non la mollerò facilmente!!!
    Grazie per avermi lasciato il suo commento; oltretutto è il primo che ricevo da un uomo!!!

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